Pubblicato nel 1997, “Do What Thou Wilt” segna una pietra miliare significativa nella discografia dei Death SS, arrivando a sei anni di distanza dal loro precedente capolavoro “Heavy Demons”. In questi anni, il carismatico Steve Sylvester, frontman del gruppo, non è certo rimasto inattivo, dando alla luce il leggendario live “The Cursed Concert” nel 1992 e il disco da solista “Free Man” nel 1994. L’introduzione di Freddy Delirio come primo tastierista ufficiale nel 1995 e altri cambiamenti significativi nella formazione hanno preparato il terreno per una sorprendente evoluzione stilistica.
Con l’album “Do What Thou Wilt”, i Death SS presentano una rinascita artistica che sposta drasticamente il loro suono verso tonalità più pesanti e gotiche. L’introduzione del tastierista ha permesso esperimenti audaci, arricchendo il sound con elementi di cori femminili e deviando dai tradizionali ritmi heavy-power metal che avevano fino ad allora caratterizzato la band. Questo cambio di direzione è evidenziato dalla maestria del batterista Ross Lukather, la cui capacità di adattarsi a nuove sfide stilistiche è notevole.
Il rinnovamento si percepisce anche nei testi, che abbandonano i temi di orrori e morti viventi per esplorare dottrine esoteriche e un linguaggio iniziatico e misterioso. L’album si apre con l’inusuale intro “The Awakening Of The Beast”, seguita da una serie di tracce eccezionali come “The Phoenix Mass”, “Baron Samedi” e “Scarlet Woman”, quest’ultima forse il pezzo più riuscito dell’album. “Serpent Rainbow” offre una pausa atmosferica, mentre “Crowley’s Law” si lancia in una fusione di thrash e nu-metal condita con elementi elettronici, prefigurando ulteriori sviluppi stilistici.
La tracklist si conclude con brani di grande impatto come “Guardian Angel”, “Shrine In The Gloom”, “The Way Of The Left Hand” e “Liber Samekh”, tutti impreziositi dalle atmosfere notturne e inquietanti create dalle tastiere di un ispiratissimo Oleg Smirnoff.
“Do What Thou Wilt” non è solo un album, ma un’esperienza completa e un esempio perfetto di come i Death SS siano riusciti a reinventarsi, evitando l’accusa di staticità e posizionandosi quasi all’avanguardia del genere. Questo disco non solo non delude ma inaugura una nuova era per la band, guadagnandosi un meritato 9/10 per la sua sperimentazione riuscita e la coraggiosa evoluzione artistica.
Valutazione: 9/10